Il rosso pompeiano in realtà era un giallo
Venerdì 16 Settembre 2011. Corriere della Sera,
Venerdì 16 Settembre 2011. Corriere della Sera,
Lo studioso francese Michel Pastoureau Pastoureau: L’ultima frontiera del marketing è azzeccare la tinta. Oggi non si può pronunciare la parola “verde” senza pensare appunto ai Verdi. Non è così scontato: il verde, nel Medioevo e nel Rinascimento, aveva una cattiva reputazione, perchè si sapeva fabbricarlo ma non fissarlo. Quindi finì per rappresentare tutto quel che è instabile, ingannevole: la giovinezza, l’amore, la fortuna e anche la menzogna e il tradimento. Oltre ovviamente al denaro, associazione poi ribadita dal dollaro come “biglietto verde”. Colore dell’ Islam, era per l’europeo medioevale anche quello del diavolo.
Dalle rivolte dei Paese ex sovietici alle piazze italiane, è il colore del cambiamento. Arancione è il colore della libertà, declinata come promessa di una «giunta di liberazione dai partiti» offerta ai napoletani da Luigi De Magistris, o come il «maggio milanese» della rivoluzione pacifica contro il ventennio berlusconiano officiato da Giuliano Pisapia. Arancione è il colore del buonumore e della felicità delle strabordanti piazza Duomo e piazza Plebiscito, imbandierate a festa e fitte di palloncini, con De Magistris che, in omaggio al vitalismo partenopeo, converte un drappo arancio in una superscenografica bandana…. http://www3.lastampa.it/focus/elezioni2011/articolo/lstp/404994/ di Massimiliano Panarari
Mercoledi 8 Giugno 2011 alle ore 19.00, presso DesignLibrary in via Savona 11 (MI); intervento sugli effetti del colore nei luoghi di cura e gli studi condotti da due autorità (dott. Heinrich Frieling e il prof. Frank H. Mahnke) internazionali indiscusse nel campo del colore.
http://www.iacc-italia.org/p/contattaci.html Parte il 18 Giugno presso l’ Accademia N.A.B.A. (Milano) il secondo seminario proposto dalla IACC.
No preferisco il giallo, avrebbe risposto il pittore Vasilij Kandinskij, un colore che per lui era fonte di energia, un elemento essenziale dello spirito. Dietro la scelta di una tinta c’ è infatti un mondo complesso. Cosa lo muove? I nostri stati d’ animo, le esperienze accumulate nella vita, il determinismo del nostro genoma, i comportamenti adattativi ereditati dai nostri antenati preistorici?
Al clima politico incandescente in molti paesi asiatici si sta aggiungendo anche un’ossessione per i colori. “Vestitevi di rosso, giallo o blu a Bangkok e potreste trovarvi coinvolti in una rissa. Passate accanto al parlamento malese vestiti di nero e rischiate di essere arrestati”, scrive Asianews.
Una teoria elaborata dall’Università di Berkeley spiega l’origine delle nostre predilezioni cromatiche. A guidarci nelle scelte sono fattori sia evoluzionistici sia emozionali
IBM ha presentato un sistema di advertising interattivo che basa la propria capacità di stupire grazie a una tecnologia in grado di rilevare il colore dei vestiti delle persone e reagire di conseguenza. In tempo reale quindi propone il messaggio pubblicitario dello stesso colore dei vestiti dell’utente. Sebbene la dimostrazione sia fine a se stessa, apre nuovi orizzonti sulla progettazione delle pubblicità del futuro. Come?
L’auto? Basta i grigi, gli antracite. Meglio bianca, magari pastello. La sciarpa? Viola, lilla o arancione. Il mobile? Sì al laccato, rosso o verde mela. Chi pensa che la comparsa sulle strade italiane di Suv, berline e utilitarie bianche o comunque chiare sia solo la declinazione di un gusto personale, sottovaluta quanto ciascuno di noi sia permeabile – più o meno incosapevolmente – ai trend. E, se dietro al colore di un brand o di un prodotto c’è un grande lavoro di marketing, sul banco di prova del mercato il colore si può scoprire determinante per il successo (o per …